L'adesione ai minimi evita gli studi di settore ma non esclude il rischio redditometro. Il redditometro, infatti, sarà la naturale lista selettiva per sviluppare controlli fiscali anche verso i contribuenti che hanno aderito al regime dei minimi.
L'adesione al regime fiscale dei minimi, che sembrava appena proposto una vantaggiosa soluzione per molti contribuenti che hanno realizzato un volume di affari annuo inferiore ai 30mila euro, risulta ogni giorno meno conveniente di quanto molti avevano ipotizzato.
Molto è già stato detto e scritto a questo proposito, sia in positivo che in negativo, ma certamente uno degli aspetti che attirava maggiormente i piccoli contribuenti, fra cui molti professionisti, era la possibilità di essere esclusi dagli studi di settore che spesso per il mondo professionale risultano essere estremamente difficili da applicare. Se questo vantaggio è confermato è bene però sapere che non significa essere esclusi da eventuali controlli fiscali.
In un periodo caratterizzato dal sempre più forte utilizzo di strumenti di contrasto all'evasione, nel considerare i nuovi istituti proposti dalla legge Finanziaria 2008, in particolare quello dei minimi, un ruolo fondamentale deve essere attribuito anche al rischio accertamento che resta molto forte. In particolare è doveroso ribadire che le disposizioni attuative del regime dei minimi sottolineano che ai fini dell'accertamento restano in vigore le ordinarie regole, fatta eccezione per lo studio di settore e i parametri che in questo regime non trovano applicazione.
Oggi l'amministrazione finanziaria è in possesso di una mole impressionante di dati e di informazioni personali riferite in particolare alle liste per il redditometro che sarà proprio lo strumento principale di controllo per chi adotterà il regime dei minimi. Un punto che è bene avere chiaro nell'analizzare la convenienza di adesione al nuovo sistema.